Ancora non esiste ma il ttip continua a dividere coscienze ed opinioni. Il fronte del no si prepara, compatto, ad esporre le proprie ragioni. Oltre 250 associazioni, sindacati e Organizzazioni non governative (Ong) della Campagna Stop Ttip Italia scenderanno in piazza,a Roma, il prossimo 7 maggio, con una forte rappresentanza di associazioni di produttori, dei lavoratori dei settori potenzialmente colpiti, e di consumatori, per informare i cittadini delle conseguenze che il trattato transatlantico per il libero commercio e la libertà degli investimenti potrebbero portare alla nostra vita.
La campagna organizzerà in città un "Free Ttip Market" dove sarà possibile assaggiare e acquistare il cibo tipico del nostro Paese, e parlare con i produttori dei rischi del trattato.
L’annuncio arriva in concomitanza con l'entrata in vigore del Rapporto di partenariato commerciale tra Usa e Ue, in questi giorni in discussione a New York. e con un rapporto pubblicato oggi in contemporanea in 17 Paesi europei e negli Usa dall'ong internazionale Friends of the Earth Europe, con il supporto dell'associazione Fairwatch per l'Italia.
Detto rapporto mette in fila tutti gli studi econometrici ufficiali più recenti del Ttip sul settore agroalimentare europeo, e le somme che tira sono piuttosto allarmanti. Il Tttp aumenterà- spiegano gli analisti- le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro, mentre avrà pochi benefici, e per pochissimi grandi produttori europei, la maggior parte del settore industriale.
Il contributo dell'agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, quello statunitense aumenterebbe dell'1,9%.
L’analisi si chiede, in particolare, se il Ttip potrà essere compensato da una più stringente difesa delle nostre Dop nel mercato. Secondo i ricercatori sembrerebbe proprio di no. Al di là della chiara opposizione statunitense a ogni tipo di risultato ambizioso in questo settore, la lista- si legge in una nota- proposta di prodotti Dop e Doc da tutelare (poco più di 200 su quasi 1500 protette dall'Unione europea, di cui 41 italiane su 269 riconosciute dal nostro ministero delle politiche Agricole e Forestali e attive) non solo è insufficiente, ma prevede che la maggior parte dei prodotti "italian sounding" già sul mercato Usa non possano venire ritirati e che anzi, per il principio della reciprocità commerciale, circolino tranquillamente in Europa come mai è potuto succedere fino ad oggi.