Il settore corilicoro si dimostra pronto a recepire gli input che giungono dal mercato. Un rapporto ismea proponeva, come opportunità per il comparto, una maggiore e più diretta integrazione tra produttori e trasformatori di materia prima, soprattutto esponenti dell’industria dolciaria. E’ quello che sta accadendo in Piemonte, luogo in cui è stato siglato un accordo di collaborazione tra un’importante azienda di produzione di cioccolata e le organizzazioni di produttori; l’ accordo mira a tagliare tutti gli intermediari e ad accorciare la filiera.
In Piemonte si coltiva la varietà Tonda Gentile Trilobata. Si è passati dai 15247 ettari del censimento agricolo 2010 ai 18137 ettari del 2015, per lo più concentrati fra Cuneo, Asti e Alessandria. Nel 2006 non si raggiungevano neanche i 12000 ettari.
L'Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole, dopo la Turchia, e il Piemonte è la prima Regione d'Italia in termini di produzione: secondo i dati Ismea nel 2014 ha prodotto il 36% del totale (seconda era la Campania con il 31%).
Come si spiega questa crescita esponenziale del nocciolo? Sicuramente ci sono motivazioni economiche ma anche il fatto che molti imprenditori, vista la crisi dei vigneti e la pestilenza della flavescenza dorata hanno scelto di sostituire le vigne con i noccioli.
Nell'accordo sono coinvolti al momento circa 100 corilicoltori per 300 ettari totali. I produttori di nocciole, che si sono organizzati in una cooperativa, la Monferrato Frutta, forniranno circa 3000 quintali di prodotto all'anno. Il contratto è valido per 3 anni e rinnovabile tacitamente per altri 3, circostanza non trascurabile per i produttori che così potranno ragionare su possibili investimenti con la certezza di vedere ritirato dall’acquirente tutto il prodotto.
Unico impegno formale per i corilicoltori è quello di mantenere una certa qualità per le loro nocciole, le cui caratteristiche saranno valutate secondo criteri oggettivi (pezzatura, uniformità, nessun difetto visibile od occulto).
Il prodotto sarà ritirato direttamente dal committente a un prezzo minimo stabilito a ogni inizio raccolta, quindi a settembre. C'è poi un'ulteriore garanzia per gli imprenditori agricoli, quella di vedersi corrisposta la differenza, in termini di prezzo, nel caso in cui il mercato, durante la stagione, dovesse indicare remunerazioni superiori a quelle stabilite a settembre di ogni anno.