Dedicato alle organizzazioni caritative del terzo settore Non Profit, ha lo scopo di dare indicazioni circa le corrette prassi igieniche da seguire per il recupero, la raccolta, la conservazione e la distribuzione di derrate alimentari ancora in buono stato, a persone indigenti.
È stato realizzato dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus, dalla Caritas italiana, in collaborazione con i docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università degli studi di Milano ed è stato quindi validato dal Ministero della Salute. Gli argomenti trattati al suo interno sono:
- Sistema di recupero, raccolta e distribuzione di alimenti ai fini della solidarietà sociale
- Trasporto alimenti recuperati e raccolti
- Stoccaggio e conservazione
- Preparazione degli alimenti
- Distribuzione agli indigenti di cibi pronti e di alimenti non deperibili e deperibili preconfezionati e non.
- Spesso alimenti ancora in buono stato vanno persi senza neanche verificare se potrebbero ancora essere consumati. Sono 5,1 milioni le tonnellate di cibo che ogni anno diventano spazzatura, di queste solo 500 mila vengono recuperate attraverso la filiera agroalimentare.
Con questa nuova regolamentazione sarà possibile aumentare di almeno altre 30 mila tonnellate il cibo facilmente deperibile che ogni anno sarà redistribuito e consumato. All’interno del manuale è presente l’analisi del rischio, un’analisi scientifica che permette di capire quando un cibo può ancora essere consumato senza pericoli per la salute.
Ne conseguono informazioni e indicazioni dedicate agli operatori delle Organizzazioni Caritative che possono in tal modo imparare a gestire in totale sicurezza il cibo, sia dal punto di vista della sicurezza che dell’igiene.
Un corretto comportamento nei confronti del cibo permette di massimizzare il recupero di eccedenze alimentari, quali, ad esempio quei prodotti con difetti di etichettatura che quindi ne precludono la vendita, ma non la sicurezza, la non commerciabilità dell’alimento dovuta all’avvicinarsi della data di scadenza, prodotti derivanti dal non consumo in fase di somministrazione nella ristorazione collettiva.