A rischio estinzione il 17% delle specie animali domestiche; era il 15% del 2006. Sullo stato di rischio di molte altre specie, circa il 60%, non si sa molto a causa della mancanza di dati sulle loro popolazioni.
Tra il 2000 e il 2014 si sono estinte quasi 100 razze di bestiame. E' quanto stima la Fao nel secondo 'Rapporto sullo Stato delle Risorse Genetiche Animali per l'Alimentazione e l'Agricoltura' sottolineando che proprio la diversità genetica del patrimonio zootecnico può aiutare a nutrire un mondo più caldo e in condizioni ambientali meno favorevoli.
I dati per Paese mostrano che la causa principale dell’erosione genetica sono gli incroci indiscriminati di razze. Altre comuni minacce alla diversità genetica animale sono il crescente utilizzo di razze non autoctone, politiche e istituzioni che regolano il settore zootecnico deboli, il declino dei tradizionali sistemi di produzione animale e l'abbandono delle razze ritenute non sufficientemente competitive.
L’Europa, incluso il Caucaso, registra in termini assoluti il maggior numero di razze a rischio insieme al Nord-America. Entrambe le aree sono caratterizzate da industrie del bestiame altamente specializzate che tendono a utilizzare per la produzione solo un piccolo numero di razze. La diversità genetica – sottolinea la Fao – fornisce la materia prima agli agricoltori e ai pastori per migliorare le loro razze e riuscire ad adattare le popolazioni di bestiame ad ambienti ed esigenze in fase di cambiamento.
"La diversità genetica è un prerequisito per l'adattamento alle sfide future", avverte il direttore generale della Fao José Graziano da Silva. Tra le sfide con cui si dovrà fare i conti, vi sono i cambiamenti climatici, l’emergere di malattie animali, una crescente pressione sulla terra e sulle risorse idriche, l’instabilità dei mercati: tutti elementi che rendono più importante che mai garantire che le risorse genetiche animali siano preservate e impiegate in modo sostenibile.
Attualmente – informa la Fao – vengono utilizzati in agricoltura e nella produzione alimentare circa 38 specie e 8.774 razze diverse di uccelli e mammiferi domestici. Alla nuova valutazione globale delle risorse genetiche animali, che arriva quasi un decennio dopo la prima fatta nel 2007, hanno partecipato 129 i Paesi. "I dati che abbiamo raccolto suggeriscono che c’è stato un miglioramento nel numero di razze a rischio rispetto alla prima valutazione", spiega Beate Scherf, esperta di produzione animale presso la Fao e co-autrice del rapporto.
Lo studio rileva che i governi sono sempre più consapevoli dell'importanza di utilizzare e sviluppare in modo sostenibile le risorse genetiche del bestiame. Quando la Fao ha pubblicato la prima valutazione globale nel 2007, meno di 10 Paesi avevano istituito una banca genetica, oggi sono 64, e altri 41 stanno progettando di istituirne una. Collaborazioni regionali come il nuovo Network Europeo di Banche Genetiche (Eugena) sono fondamentali per gestire e migliorare le razze in futuro – sottolinea lo studio – e dovrebbero essere sostenute dalla conservazione in situ, nel loro habitat naturale, di animali vivi.
Fondamentale, in questo quadro, individuare le nuove tendenze. Tra i principali cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni in questo settore vi è stata la rapida espansione in alcuni Paesi in via di sviluppo di sistemi di produzione zootecnici su larga scala, insieme a una crescente pressione sulle risorse naturali.
L’Asia del Sud e l’Africa, due regioni con risorse molto limitate dove vivono piccoli allevatori e vi è un’ampia gamma di risorse genetiche animali, saranno le aree dove crescerà maggiormente il consumo di carne e di latte. Tendenze come queste sono motivo di preoccupazione perché aumenti simili della domanda in altre regioni hanno provocato un declino della produzione su piccola scala, che sostiene la diversità genetica locale, a vantaggio di una produzione su larga scala che tende a impiegare un numero limitato di razze e può creare grandi sfide per un uso sostenibile delle risorse genetiche animali.
I cambiamenti dei sistemi alimentari sono dunque tra le tendenze che devono essere attentamente monitorate per essere in grado di prevedere il loro impatto sulla domanda di particolari specie e razze, avverte il rapporto, insieme alle tecnologie impiegate, ai cambiamenti climatici e alle politiche governative.
Il rapporto raccomanda, poi, di incrementare la cooperazione internazionale al fine di sostenere il futuro della biodiversità animale. Dal 2007 i Paesi hanno iniziato ad adottare il 'Piano d'azione globale per le risorse genetiche animali', il primo quadro normativo concordato a livello internazionale in questo settore. Ma la collaborazione internazionale è ancora relativamente poco sviluppata tra i Paesi che hanno attuato il Piano. La cooperazione, avverte l'agenzia Onu, dovrebbe essere rafforzata e andare oltre il numero limitato di programmi di ricerca bilaterali e regionali al momento in vigore.