Non ci pensa nessuno, presi come saremo dallo stare in famiglia e dai regali, ma il Natale rischia di portare con se’ anche dei danni all’ambiente. Ogni anno sulle tavole natalizie degli italiani arrivano alimenti "nemici" dell’ambiente, responsabili non soltanto per un incremento delle emissioni di CO2, ma anche per un forte spreco di risorse dovute a produzione e trasporto.
Sono i chilometri percorsi il principale indicatore utilizzato per valutare gli alimenti che attentano alla nostra salute. A cominciare dalle ciliegie del Cile, che giungeranno in Italia dopo un viaggio di 12 mila km, il consumo di quasi 7 kg di petrolio e 21,6 kg di emissioni di CO2. I mirtilli argentini percorreranno ben 11.000 chilometri prima di giungere sulle nostra tavole (6,4 kg di petrolio ed emissioni per 20,1 kg).
Tra i cibi meno sostenibili anche l’anguria brasiliana, che percorrerà oltre 9 mila chilometri a fronte di consumi ed emissioni pari a 5,3 kg di greggio e 16,5 kg di anidride carbonica. Insomma, se non sapete rinunciare alle primizie dell’altro emisfero sappiate che c’è un costo ambientale da pagare; se ne era già parlato ad Expo e riproponiamo il tema in questi giorni consacrati al Cop21 di Parigi.
Si tratta di alimenti “fuori stagione” o non pienamente sostenibili. Una tendenza che risulta fonte, oltre che di danno all’ambiente, anche di un maggiore impatto economico per le tasche degli italiani, in quanto il consumo di tali alimenti concorre a far saltare il budget dei cenoni con prezzi superiori a quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine, produzioni stagionali e realmente made in Italy.