La qualità delle ciliegie pugliesi non si discosta da quella degli altri anni. I prezzi invece sono insoddisfacenti per problemi legati al mercato e ai rapporti di filiera.
Da qualche settimana in Puglia i produttori di ciliegie stanno svendendo il loro prodotto, nonostante la produzione 2015 sia qualitativamente eccellente e quindi fortemente richiesta dai consumatori.
Si parla di prezzi delle ciliegie pagate ai produttori inferiori ad un euro al chilo (anche 0,70 – 0,80 euro). Le stesse ciliegie poi le si ritrovano tra gli scaffali della grande distribuzione, anche in Puglia e in provincia di Bari, a prezzi anche dieci volte superiori.
Una situazione che sta letteralmente mettendo in ginocchio la cerasicoltura pugliese, che rappresenta circa il 40 per cento della produzione nazionale.
I produttori di ciliegie pugliesi – delle province di Bari (dove gli ettari a ceraseti sono 17 mila a fronte dei 20 mila in tutta la Puglia), Bat e Taranto – sono in forte difficoltà e sono costretti, pur di non far perdere il prodotto, a svendere le loro ciliegie a prezzi inferiori anche di due terzi rispetto a quelli degli anni passati. Prezzi che non permettono alle aziende agricole nemmeno di recuperare i costi vivi sopportati per la produzione e la raccolta.
Insomma l’agricoltura pugliese continua ad essere bistrattata da un mercato per certi versi ostile, sul quale comunque continuano ad arrivare ciliegie dai paesi esteri a prezzi inferiori e di qualità discutibile, e da rapporti di filiera che vanno sicuramente rivisti e riorganizzati.
Il momento che sta attraversando l’agricoltura pugliese – e in queste settimane i cerasicoltori – è veramente critico.
Le principali organizzaioni dei produttori, compresa Copagri, hanno quindi chiesto al neo presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al sindaco della Città metropolitana di Bari Antonio De Caro la convocazione con la massima urgenza di un tavolo congiunto per affrontare la situazione legata al crollo del prezzo delle ciliegie, che sta seriamente compromettendo il futuro per migliaia di aziende agricole e di conseguenza il futuro di migliaia di posti di lavoro.