Gli stati europei hanno deciso di prorogare di sei mesi le sanzioni, in scadenza il 31 luglio, contro le entità ucraine e russe. Lo hanno indicato ieri fonti Ue; adesso la decisione dovrà essere adottata dal Consiglio, ma gli ambasciatori hanno concordato che si tratterà di un punto A, che cioè non rende necessaria una discussione specifica. La proroga varrà fino al 31 gennaio 2016.
La ratifica da parte dei ministri degli Esteri lunedì prossimo appare dunque una formalità. Le sanzioni, imposte nel luglio del 2014, colpiscono i settori della difesa, dell’energia e del sistema bancario russo, e sono la risposta della Ue all’annessione della Crimea da parte di Mosca.
La risposta russa è stato l’embargo su gran parte dei prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi Ue, un divieto che sarà a sua volta esteso. Lo ha sottolineato il ministro dell’economia russo Ulyukayev, in un'intervista.
“Vogliamo solo conservare lo status quo: l’embargo sui prodotti introdotto in risposta al regime di sanzioni. Ovviamente si tratta di una misura simmetrica” ha dichiarato. L’embargo, ha aggiunto, “potrebbe essere esteso e affinato”. Intervistato sulla possibilità che Mosca imponga delle sanzioni su altri prodotti europei, il ministro ha risposto di ritenere che sia “poco probabile”. Gli ambasciatori dei 28 paesi membri dell’Unione europea hanno già approvato per “consenso” il prolungamento delle sanzioni economiche contro la Russia in relazione alla crisi ucraina come detto fino al 31 gennaio del 2016.
Finora la Federazione russa ha interrotto l’importazione della maggior parte dei prodotti agricoli e di allevamento provenienti dall’Unione europea, oltre che dagli Stati Uniti, dall’Australia, dal Canada e dalla Norvegia.
L’accordo tra i governi europei dello scorso marzo prevedeva che le misure sarebbero rimaste in vigore fino a quando gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina non fossero stati pienamente rispettati; cosa che in effetti non è avvenuta, con Mosca e Kiev impegnate a rimbalzarsi le responsabilità.
Le sanzioni europee, varate in luglio e rafforzate lo scorso settembre, vietano a banche e imprese russe di finanziarsi sul mercato dei capitali europei, limitano l’export di tecnologia europea nel settore energetico e colpiscono specifiche società e individui. Tra le società più colpite figurano in particolare Gazpromneft, Transneft e Rosneft, tutte attive nel settore petrolifero.
Le sanzioni, e le ritorsioni russe, hanno pesato non poco sull’interscambio tra Italia e Russia. Il 2014 ha coinciso con la prima vera battuta d'arresto dai tempi della crisi del 2008-2009. Le esportazioni italiane sono infatti scese dell'11,6% e quelle russe hanno perso il 20%. E nei primi tre mesi dell'anno in corso il made in Italy ha accusato una ulteriore flessione del 30 per cento.
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