Nonostante italiani, francesi e spagnoli siano ancora restii a portare a casa gli avanzi dal ristorante, è in corso nelle loro abitudini qualche cambiamento. Il momento di particolare congiuntura economica che stiamo vivendo ha aumentato la sensibilità verso lo spreco di cibo e una generazione di giovani più sensibile alle tematiche legate all’ambiente ha avvicinato tutti alla cultura del “portar via”.
Tuttavia portare a casa gli avanzi contrasta con l’abitudine degli italiani, dei francesi e degli spagnoli di mangiare fuori e, in generale, la pratica della “doggy-bag” in Europa è vista più che altro come un’abitudine molto anglosassone, in particolare statunitense, quale conseguenza delle porzioni troppo abbondanti. In aggiunta, gli chef famosi o apprezzati dei Paesi menzionati sembrano essere essere d’accordo su questo punto. In pochi si oppongono di principio alla pratica della “doggy-bag”, ma sottolineano il fatto che se le porzioni sono correttamente dosate, i piatti saporiti, e il pasto una bella e godibile esperienza, non c’è bisogno di portare a casa nulla. Eppure qualcosa sta cambiando.
In Francia, ad esempio, quale componente di un più ampio movimento nazionale finalizzato alla riduzione dello spreco di cibo, le autorità della regione centro meridionale che comprende Lione hanno dato il via ad una campagna di promozione per l’uso della “doggy bag” nei ristoranti locali. Sebbene Lione non sia la sola città francese a portare avanti questa campagna, la sua reputazione di capitale gastronomica dà all’iniziativa una maggiore risonanza. Le autorità locali hanno stretto una partnership con i ristoranti e con gli operatori e i sindacati dell’industria del cibo e della raccolta rifiuti per fornire la possibilità di scaricare volantini e adesivi da un sito internet creato appositamente. Per dare una connotazione positiva alla “doggy-bag”, quest’ultima è stata ribattezzata “gourmet bag” e la campagna ha adottato come claim “C’est ci bon je finis à la maison”, cioè “E’ così buono che finirò di mangiarlo a casa”.
Per quanto riguarda la Spagna esiste un modo di dire locale che rende alla perfezione un’attitudine culturale diffusa nel paese: “Antes Reventar que sobre” che equivale al detto italiano “Crepi la panza piuttosto che la roba avanza”. Questo proverbio, anche conosciuto come “La ley del pobre” o “La legge del povero”, rivela quanto la filosofia del mangiare tutto e subito sia radicata nei tempi in cui la popolazione del Mediterraneo, sia in Italia, sia in Spagna, soffriva la fame.
Accaparrarsi gli ultimi avanzi ha senso quando si vive in una condizione nella quale non è dato sapere quando si avrà l’opportunità di mangiare di nuovo. Fortunatamente, sebbene la povertà sia in crescita in tutta Europa in questo periodo di crisi conclamata, non soffriamo più la fame in questi termini.
La “Legge del povero” prevale nella mentalità mediterranea, soprattutto quando ci si riunisce a pranzo o a cena tra amici. Questa opulenza fa parte del piacere di andare a mangiar fuori, in Spagna così come in Italia, ed è ciò che rende difficile pensare che la “doggy bag” possa diventare un’istituzione anche in questi paesi, se non altro per ridurre le ordinazioni di cibo.
Perfino in Spagna pare che le cose possano cambiare. Di recente in uno spot televisivo della birra analcolica San Miguel, Pau Gasol, il cestista del Lakers chiede alla cameriera “¿Me lo puedes poner para llevar?” (“Me lo prepara da portar via?”). La ragazza prontamente incarta gli avanzi di Gasol in un box di cartone con il claim della campagna “No lo tiro”, letteralmente “Non lo butto via”. L’azione di Gasol è diventata virale in Spagna sui social network e le “doggy-bag” ufficiali della campagna “Nolotiro” sono state distribuite in tutti i ristoranti aderenti di Spagna.
Anche in Italia, Paese molto simile alla Spagna nell’approccio alla tavola e alla filosofia del “mangiare tutto”, qualcosa sta cambiando. Da noi, ogni anno, vengono buttati 37 miliardi di avanzi alimentari: per contrastare questo drammatico dato, stanno moltiplicandosi diverse iniziative. Una di queste è “Tenga il resto”, lanciata a Monza con discreto successo. Questa campagna, promossa dal Comune in associazione con i commercianti locali e il Cial – il consorzio nazionale per il riciclo del packaging in alluminio – che si è occupato della distribuzione di migliaia di contenitori in alluminio con lo slogan e il logo della campagna, sta coinvolgendo numerosi ristoranti di Monza.
Un’altra iniziativa simile a cui vale la pena fare riferimento è “Il buono che avanza”, che unisce diversi ristoranti, catering e locali di Milano, e vede protagonisti grandi nomi della cucina stellata come Davide Oldani e Pietro Leeman, tra i pionieri dell’iniziativa insieme a SlowFood e Legambiente, che hanno offerto ai clienti la possibilità di portare a casa gli avanzi del pasto al ristorante, o il vino in contenitori con il brand della campagna.
Finire tutto il cibo nel proprio piatto è certamente un’istituzione italiana, francese e spagnola. Il fine ultimo di queste campagne e iniziative è ridurre gli sprechi alimentari tout court, non solo promuovere le “doggy-bag”. Quest’idea del consumo responsabile ha implicazioni sia per gli individui – mangiare meno per la propria salute – sia per l’intera società, proprio perché ci sono quantità ingenti di cibo che vengono sprecate nei paesi sviluppati. Sebbene possa sembrare in contraddizione con la filosofia del “finire tutto”, lo spreco di cibo è in crescita in questi tre Paesi, così come nel resto dei Paesi sviluppati.
Un recente studio condotto dall’Unione europea ha concluso che il 50 per cento del cibo commestibile va perso nella catena di approvvigionamento degli stati membri, sprecando risorse alimentari e finanziarie di cui si ha una forte necessità in altre zone del mondo. La quantità di cibo che resta nei piatti dei ristoranti è una piccola, seppur non insignificante parte, di tutto il cibo che viene sprecato in Europa.
Almeno su questo fronte, la “doggy-bag”, poiché è una novità, potrebbe funzionare in questi tre Paesi, se non altro come elemento simbolico e fattore che attira l’attenzione sulla questione, aumentando la consapevolezza sul problema dello spreco di cibo in generale e contribuendo all’obiettivo del Parlamento europeo di dimezzare lo spreco di cibo entro il 2025.
Per far fronte a questa situazione alcuni Paesi sono andati oltre la mera pratica della “doggy bag”.
I tedeschi, per esempio, hanno installato dei frigoriferi in strada nei quali i cittadini possono lasciare gli avanzi di casa propria a beneficio di altre persone con difficoltà. Sempre in Germania sta funzionando molto il primo sito internet dedicato al “food sharing”.
In Austria le amministrazioni locali hanno installato delle macchinette per rivendere il pane avanzato a un prezzo agevolato.
La richiesta della “doggy-bag” per portare gli avanzi a casa, infine, è sempre più considerato un gesto elegante in Italia tanto che il sito “Il Cerimoniale”, autorevole mentore e riferimento in fatto di bon ton e savoir faire, commenta: “La doggy-bag è oggi espressione di un modo di nutrirsi più rispettoso degli sprechi e vergognarsene è sintomo di provincialismo”.
Quindi, per il bene della società e per la propria coscienza civile, non resta che applicarsi a questa abitudine e, in attesa che il movimento “doggy-bag” diventi mainstream nel Bel Paese, acquistare la propria personale “doggy-bag” selezionandone una di quelle disponibili in commercio.
Le “doggy-bag” sul mercato sono spesso in carta, cartone o equivalente, materiali che sono sostenibili, riciclabili e i più adatti al contatto con il cibo, I consumatori possono scegliere tra contenitori riciclabili e modelli griffati, come quello presentato da Jil Sander (Gruppo Prada) in carta marrone trattata o le “doggy-bag” di design del progetto “Se avanzo mangiatemi” promosso da Slow Food Italia e Comieco – il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi cellulosici – che hanno collaborato con designer per promuovere la realizzazione di box in carta adatti a portare via pietanze o vino avanzati, che fossero molto accattivanti dal punto di vista del design e dello stile. Le scatole in carta, decorate con illustrazioni colorate a firma di noti designer, in distribuzione nei ristoranti di Milano e della Lombardia, diventeranno vere e proprie confezioni d’autore che permetteranno ai clienti di superare il momento di imbarazzo della richiesta degli avanzi ai camerieri alla fine del pasto.