A causa del cambiamento climatico si è iniziato a produrre in Italia frutta esotica, dalle banane all’avocado, mentre negli ultimi trenta anni il vino italiano è aumentato di un grado. Inoltre, si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione di alcune colture tradizionali come l'ulivo, che è arrivato fino ai piedi delle Alpi.
I nuovi “frutti” Made in Italy sono ad Expo nel padiglione “No farmers no party”. Che l’Italia abbia la febbre è confermato dalla tendenza al surriscaldamento con ben nove dei dieci anni più caldi della storia successivi al 2000.
Non solo il vino italiano è aumentato di un grado ma il surriscaldamento ha determinato un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre. Il caldo ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.
Negli ultimi dieci anni la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno. Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee.
Una situazione che ha avuto effetti straordinari in Sicilia dove si è trasformato in opportunità il clima ormai torrido, con la coltivazione dei primi avocado Made in Italy, frutto tipicamente tropicale, a Giarre ai piedi dell’Etna. A Palermo invece grazie al microclima e alla posizione soleggiata, si riesce addirittura a produrre le prime banane nostrane. Gli effetti si estendono però anche ai prodotti tipici.
Il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani.
Una sfida che mette alla prova la capacità dell’agricoltura di trovare l’innovazione nella tradizione, cercando di ottenere il meglio dai mutamenti economici e climatici.
L’Expo serve anche a raccontare la terra che cambia e come l’uomo cerca di adattarsi con i cambiamenti climatici che sono uno degli aspetti centrali della Carta di Milano.