L’imu agricola è legge dello stato ma la vicenda non sembra essere finita qui. A far prevedere sviluppi ulteriori sono soprattutto le incognite pendenti, sulla nuova disciplina, davanti al Tar: i giudici del Lazio non hanno ritenuto del tutto convincenti i nuovi parametri, basati sulla classificazione Istat dei Comuni, e nell’ordinanza 3770/2015 hanno chiesto all’Istituto di statistica una "dettagliata relazione" per capire su che basi sono stati individuati i Comuni "montani", "parzialmente montani" e "non montani".
Nei Comuni classificati come «montani» l’Imu non entra, in quelli «parzialmente montani» esclude solo i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali mentre nei «non montani» ha un’applicazione generalizzata. Rispetto alle vecchie regole, che risalgono al 1993, sono 1.601 i Comuni che non hanno più diritto all’esenzione, con un gettito aggiuntivo per il fisco di quasi 270 milioni di euro.
In virtù dei due correttivi varati al Senato, per i pagamenti relativi al 2014 c’è tempo fino al 31 marzo senza interessi né sanzioni, mentre una norma – salvagente conferma il diritto al rimborso (previa richiesta) per i contribuenti che hanno pagato per errore, confusi dai continui cambi di regole.
Per il 2015, il decreto mette in campo l’esenzione per le «piccole isole» (Pantelleria, Ischia, Eolie e così via) e una detrazione da 200 euro per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali proprietari di terreni che in base alla circolare del 1993 erano esentati dal pagamento.
Gli incroci continui fra vecchie e nuove regole confermano che il voto della Camera non riuscirà a scrivere la parola «fine» su un tema che ha bisogno di una revisione complessiva. Sarebbe utile affrontarlo prima delle nuove decisioni del Tar, che si pronuncerà nel merito per il 17 giugno, cioè il giorno successivo alla scadenza degli acconti 2015, con il rischio che una nuova bocciatura riaprirebbe il caos dei rimborsi ai contribuenti e delle compensazioni ai Comuni.