Sono oltre 25 anni che gli abitanti della zona si battono affinché un grande spazio verde demaniale, abbandonato da anni, venga riconvertito in giardino e orti sociali. Si tratta dell’area verde di via Cesena e via Urbino a Roma, nel quartiere San Giovanni, proprio a ridosso del centro storico. Si tratta, di fatto, dell’unica area non costruita in una zona densamente popolata. L’area, di proprietà demaniale, dove sorgeva un’autorimessa della Polizia di Stato fino agli anni Settanta, è stata “erroneamente” inserita nel Piano urbano dei parcheggi negli anni scorsi, facendo partire un braccio di ferro tra le istituzioni e un Comitato di quartiere forte di 4.500 firme per la destinazione a verde dell’area.
Il Comune, attualmente, ne sta perfezionando l’acquisizione per destinarla a verde pubblico, ma non ha ancora formalizzato l’espunzione dal Pup, così che ne risulta rallentato l’iter di acquisizione dell’area e la sua riqualificazione.
I cittadini della zona ricordano che il Piano regolatore generale prevede per questa area una destinazione a verde pubblico. Il quadrante Appio-Tuscolano di San Giovanni (da piazzale Appio al vallo ferroviario) presenta una carenza drammatica di verde pubblico: la dotazione minima di aree verdi per abitante, che secondo gli standard urbanistici dovrebbe essere di 22 metri quadrati per abitanti, qui è di fatto pari a zero, anche a causa della scomparsa dei vicini giardini di largo Brindisi e di via Sannio, distrutti per far posto ai cantieri e agli apparati della metro C.
Gli abitanti di San Giovanni chiedono la riqualificazione dell’area a verde anche come forma di compensazione per gli enormi disagi subiti a causa della presenza a poca distanza di decine di cantieri per box privati interrati e per la metropolitana, che hanno prodotto negli ultimi anni un netto peggioramento della qualità della vita.
Nonostante ciò, l’area è stata oggetto di numerosi tentativi di cementificazione, sventati grazie alla vigilanza del locale Comitato San Giovanni, a cominciare dal 1988, quando venne bloccata la costruzione di un edificio di otto piani (tre interrati e un eliporto sul tetto) ad uso della Polizia di Stato, per finire nel 2010, quando venne bloccata la proposta di realizzare il Pup, cioè il Piano urbano parcheggi, praticamente lo sventramento dello spazio verde e del sottosuolo per la solita costruzione di box interrati, che poi per buona parte restano invenduti. Tra le proposte, oltre al giardino, anche orti sociali, che potrebbero essere gestiti dal limitrofo centro anziani o dagli studenti delle tante realtà di zona.
Il 14 giugno 2010 la vicenda, per i contorni paradossali, conquistò le cronache nazionali: i residenti dovettero chiedere l’intervento delle forze dell’ordine per sventare il tentativo della società proponente il Pup di introdursi all’interno dell’area per prenderne possesso e depositarvi macchinari di scavo, forzando la serratura del cancello d’ingresso. Il tentativo fu perpetrato in orario serale extra-lavorativo, mentre era in corso la prima partita della nazionale di calcio ai mondiali.
“La società Parkroi srl, con capitale sociale di 7.900 euro – raccontano i responsabili del Comitato – non era concessionaria ma, nonostante ciò, aveva stipulato un contratto di affitto con l’Ufficio Parcheggi del Comune. Non essendo il Comune proprietario dell’area, a sua volta questo ufficio aveva stipulato un contratto di affitto con l’Agenzia del Demanio, proprietario dell’area. A seguito di forti proteste e mobilitazioni, il Comune decise di annullare il contratto, negando alla società l’accesso nell’area. L’espunzione dal Pup venne annunciata nel luglio 2010 dall’assessore Marchi; venne confermata dall’assessore Aurigemma nell’ottobre 2010 e definitivamente disposta dal Consiglio comunale di Roma Capitale nella seduta del 28 dicembre 2012, con la Delibera 75/2012 e nuovamente confermata dalla Commissione congiunta Ambiente-Patrimonio-Mobilità di Roma Capitale del 13 dicembre 2013.
La burocrazia, però, ha messo lo zampino e il trasferimento dal demanio al patrimonio comunale è fermo inspiegabilmente da oltre un anno al Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale.
Ora i cittadini chiedono la convocazione urgente di una Commissione congiunta di Roma Capitale (Ambiente-Patrimonio-Mobilità), per fare luce sui lati oscuri di questa vicenda e per mettere tutti gli interlocutori intorno al tavolo e di fronte alle loro responsabilità. Il Comitato San Giovanni ritiene molto grave il fatto che il Dipartimento Patrimonio, l’Assessorato alla mobilità e l’Ufficio parcheggi del Comune, da un alto, e l’Agenzia del Demanio, dall’altro, continuino a rallentare da oltre un anno un iter amministrativo, avviato a seguito di una decisione presa da tutti i livelli istituzionali e che rappresenta l’espressione democratica della volontà popolare e di decenni di mobilitazioni dei cittadini.