In un anno caratterizzato da forti insoddisfazioni per le quotazioni, i consumi di Parmigiano Reggiano sono cresciuti dell’1,7 per cento. E’ quanto rende noto il Consorzio di tutela che evidenzia come, dopo due anni di sostanziale stabilità con una lieve tendenza alla flessione, nel 2014 il mercato interno abbia registrato una domanda in rialzo, con un picco particolarmente rilevante degli acquisti familiari nelle settimane a ridosso delle festività (più 7 per cento).
“Contrariamente a quanto da alcune parti è stato rilevato e in controtendenza rispetto ad altri formaggi duri – spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – a partire dai similgrana che hanno registrato un calo delle importazioni del 2,7 per cento nel 2013 e dello 0,8 per cento nel 2014, le rilevazioni sulle famiglie e i dati relativi a tutti i canali di vendita (incluso l’Horeca) indicano un buon andamento dei consumi interni per il Parmigiano Reggiano, che si associa a una dinamica ancor più soddisfacente per l’export (più 3,6per cento). Il dato è purtroppo del tutto insoddisfacente per quello che riguarda le quotazioni all’origine, il cui calo è associato anche a una flessione dei prezzi al consumo”.
Alai ricorda che lo scorso anno i prezzi medi al consumo sono scesi di oltre il 4 per cento, con punte assai più rilevanti in vaste aree del Paese, “incluse le zone di produzione e quelle che presentano i consumi tradizionalmente più elevati”.
Le offerte e le promozioni particolarmente intense nella seconda metà dell’anno hanno spinto gli acquisti, ma le quotazioni per i produttori, mediamente pari a 8,06 euro al chilo nel 2014 rispetto agli 8,74 euro al chilo del 2013 e ai 9,12 euro al chilo del 2012, sono risultate fortemente penalizzanti per i redditi”.
Un andamento strettamente legato a un aumento dell’offerta che, in quattro anni, si è concretizzata in una crescita produttiva superiore al 10 per cento.
“Ora la tendenza sembra essersi invertita con un calo della produzione che a dicembre si è attestato all’1,1 per cento e divenuto ancora più marcato a gennaio 2015 con un meno 2,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2014, un dato che evidenzia i primi effetti delle difficoltà del comparto – conclude Alai.