La Commissione europea ha presentato ieri una proposta di regolamento per una riforma radicale della politica comune della pesca (PCP). La riforma introdurrà un approccio decentrato alla gestione della pesca basato su conoscenze scientifiche, a livello delle regioni e dei bacini marittimi, e definirà migliori norme di governance nell'Unione e a livello internazionale tramite accordi di pesca sostenibile. I principali elementi delle nuove proposte sono:
– Gestione pluriennale basata sugli ecosistemi – D'ora in poi, le attività di pesca dell'Unione verranno gestite sulla base di piani pluriennali e governate secondo un approccio ecosistemico applicando il principio precauzionale al fine di garantire impatti limitati sull'ecosistema marino. I piani di gestione pluriennali, attualmente destinati a singoli stock, devono essere abbandonati a favore di piani basati sui tipi di pesca, includendo più stock ittici in un minor numero di piani, al fine di raggiungere livelli sostenibili entro il 2015. La gestione degli stock non contemplati dai piani sarà garantita mediante possibilità di pesca fissate dal Consiglio e altre misure tecniche e di conservazione che fanno parte dell'insieme di strumenti proposti;
– Divieto dei rigetti in mare – Si calcola che i rigetti in mare, ossia la pratica di gettare fuori bordo i pesci catturati accidentalmente, costituiscano circa il 23% delle catture totali (e in alcuni casi molto di più). Questa pratica inaccettabile verrà gradualmente eliminata secondo un calendario preciso di attuazione e in combinazione con alcune misure di accompagnamento. I pescatori avranno l'obbligo di sbarcare tutte le specie commerciali che catturano. I pesci sottotaglia non potranno essere venduti per il consumo umano. Gli Stati membri provvederanno affinchè i loro pescherecci siano in grado di fornire una documentazione completa di tutte le attività di pesca e di trasformazione effettuate in modo da monitorare il rispetto dell'obbligo di sbarcare tutte le catture. Questo approccio consentirà di disporre di dati più affidabili sugli stock ittici, di offrire un migliore sostegno alla gestione e di migliorare l'efficienza delle risorse. Esso costituisce inoltre un incentivo per indurre i pescatori a evitare le catture accidentali per mezzo di soluzioni tecniche quali l'uso di attrezzi da pesca più selettivi.
– Rendere la pesca economicamente redditizia – A partire dal 2014 verrà introdotto un sistema di quote di cattura trasferibili (note come "concessioni") per le navi di lunghezza superiore a 12 metri e per tutte le navi con attrezzi trainati. Gli operatori saranno in grado di affittare o scambiare le loro concessioni a livello nazionale, ma non con altri Stati membri. Le concessioni avranno una validità minima di 15 anni, ma potranno essere revocate prima della scadenza in caso di infrazione grave da parte del titolare. Gli Stati membri potranno creare una riserva e subordinare il rilascio delle concessioni al pagamento di un canone.
– Sostegno alla pesca artigianale – Nell'Unione europea, la flotta artigianale costituisce il 77% dell'intera flotta per numero di imbarcazioni, ma solo l'8% in termini di stazza (dimensione delle navi) e il 32% in termini di potenza motrice. La pesca costiera artigianale svolge spesso un ruolo importante per il tessuto sociale e l'identità culturale delle regioni costiere europee e richiede pertanto un sostegno specifico. La PCP riformata estende fino al 2022 il diritto degli Stati membri di limitare le attività di pesca entro una zona di 12 miglia nautiche dalla linea costiera. La pesca artigianale potrà inoltre essere esentata dall'applicazione del regime delle concessioni di pesca trasferibili. Il futuro strumento finanziario per la pesca includerà misure vantaggiose per la pesca artigianale e aiuterà le economie locali ad adattarsi ai cambiamenti.
– Sviluppare un'acquacoltura sostenibile – La creazione di un migliore contesto per l'acquacoltura permetterà di aumentare la produzione e l'offerta di frutti di mare nell'UE, riducendo la dipendenza dalle importazioni di pesce e favorendo la crescita nelle zone costiere e rurali. Entro il 2014, gli Stati membri redigeranno piani strategici nazionali al fine di eliminare gli ostacoli amministrativi e garantire il rispetto di norme ambientali, sociali ed economiche per il settore dell'allevamento ittico. Verrà istituito un nuovo consiglio consultivo per l'acquacoltura incaricato di fornire pareri su questioni connesse al settore. Lo sviluppo dell'acquacoltura presenta una chiara dimensione unionale: le scelte strategiche effettuate a livello nazionale possono avere un impatto sullo sviluppo del settore negli Stati membri limitrofi.
– Migliorare le conoscenze scientifiche – La proposta istituisce le norme e gli obblighi fondamentali che incombono agli Stati membri in materia di raccolta dei dati, gestione e divulgazione dei medesimi, nonchè disposizioni di accesso per la Commissione.
– Decentrare la governance – La proposta della Commissione chiarisce i ruoli e gli obblighi di ciascuna parte interessata e consentirà un riavvicinamento fra le decisioni e i soggetti cui sono destinate. Essa metterà fine alla microgestione operata da Bruxelles: i legislatori europei si limiteranno a delineare il contesto generale, i principi di base, gli obiettivi generali, gli indicatori di risultato e i calendari di attuazione; gli Stati membri decideranno quindi le effettive misure di attuazione e coopereranno a livello regionale.
– Nuova politica di mercato "Responsabilizzazione del settore e migliore informazione dei consumatori" – Il pacchetto di misure presentato prevede inoltre la modernizzazione del regime di intervento, poichè l'attuale sistema di spendere denaro pubblico per la distruzione del pesce non è più giustificabile. Tale regime verrà sostituito da un meccanismo di ammasso semplificato che consentirà alle organizzazioni di produttori di acquistare i prodotti della pesca quando i prezzi scendono al di sotto di un certo livello e di immagazzinarli, per poi reintrodurli sul mercato in una fase successiva. Questo sistema favorirà la stabilità dei mercati. Le organizzazioni di produttori contribuiranno di più alle attività collettive di gestione, monitoraggio e controllo. Una migliore commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura dell'UE aiuterà a ridurre i rifiuti e ad offrire informazioni di mercato ai produttori. Nuove norme di commercializzazione relative all'etichettatura, alla qualità e alla tracciabilità forniranno informazioni più chiare ai consumatori e li aiuteranno a favorire una pesca sostenibile. Alcune informazioni sull'etichettatura saranno obbligatorie, ad esempio per distinguere i prodotti della pesca da quelli dell'acquacoltura, mentre altre informazioni potranno essere fornite su base volontaria.
– Uno strumento finanziario moderno e adeguato – L'Unione europea metterà a disposizione un sostegno finanziario per garantire la sostenibilità della nuova PCP. Il sostegno finanziario verrà subordinato al rispetto delle norme e questo principio sarà applicabile sia agli Stati membri che agli operatori. Nella seconda metà del 2011 verrà presentata una proposta relativa a un nuovo strumento finanziario per il periodo 2014-2020, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale, la Commissione ha proposto per il FEAMP un bilancio di 6,7 miliardi di euro.
I motivi della riforma
La riforma della politica europea della pesca è urgente. I pescherecci catturano quantità di pesce maggiori di quelle che possono essere ricostituite in condizioni di sicurezza con la riproduzione, esaurendo i singoli stock ittici e mettendo in pericolo l'ecosistema marino. Attualmente, tre stock su quattro sono soggetti a uno sfruttamento eccessivo: l'82% degli stock del Mediterraneo e il 63% degli stock dell'Atlantico. Il settore della pesca registra una diminuzione delle catture e ha di fronte un incerto futuro. In questo contesto, la Commissione propone un'ambiziosa riforma della politica al fine di creare le condizioni di un futuro migliore per la pesca e le risorse ittiche, nonchè per l'ambiente marino da cui esse traggono il sostentamento. L'elemento centrale della riforma proposta è la sostenibilità . Una pesca sostenibile è una pesca esercitata a livelli che non minacciano la riproduzione degli stock e che forniscono rendimenti elevati a lungo termine. Ciò richiede una gestione del volume di pesce prelevato dal mare tramite la pesca. Secondo la proposta della Commissione, entro il 2015 gli stock devono essere sfruttati a livelli sostenibili, che corrispondono cioè al maggior volume di catture che può essere prelevato in condizioni di sicurezza anno dopo anno e mantenendo le dimensioni della popolazione ittica al livello di massima produttività . Tale livello è noto come "rendimento massimo sostenibile" (MSY). Questo obiettivo è fissato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ed è stato adottato nell'ambito del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 come obiettivo mondiale da raggiungere entro il 2015. Secondo le stime, se gli stock fossero sfruttati in base a queste modalità le loro dimensioni aumenterebbero all'incirca del 70%. Le catture globali aumenterebbero di circa il 17%, i margini di profitto potrebbero essere triplicati, il ritorno sugli investimenti sarebbe sei volte maggiore e il valore aggiunto lordo per il settore delle catture aumenterebbe di circa il 90%, per un valore di 2,7 miliardi di EUR nel corso del prossimo decennio.
Una pesca a livelli sostenibili consentirebbe inoltre al settore delle catture di non dover più dipendere dal sostegno pubblico. Essa favorirebbe prezzi più stabili a condizioni trasparenti, con evidenti vantaggi per i consumatori. Un settore forte, efficiente ed economicamente redditizio, operante in condizioni di mercato, avrebbe un ruolo più rilevante e attivo nella gestione degli stock.