Le frodi alimentari purtroppo non conoscono crisi. I dati diffusi da FareAmbiente parlano chiaro: nel 2013 i marchi protetti, come l’IGP e il DOC, sono stati oggetto di centinaia di contraffazioni, a discapito dei consumatori, che pagano un prezzo salato per prodotti di scarsa qualità, e dei produttori onesti, che subiscono un danno di immagine enorme dalle truffe agroalimentari. L’anno scorso, come evidenzia il report, in Europa si sono moltiplicati gli illeciti nella ristorazione e nella filiera agroalimentare. In Europa i finanziamenti illeciti nel settore agroalimentare hanno raggiunto quota 28,3 milioni di euro. Fortunatamente i controlli in Italia lasciano poco respiro ai truffatori: la Guardia di Finanza ha sequestrato ben 12mila tonnellate di prodotti irregolari e 280mila ettolitri di prodotti contraffatti.
I prodotti più alterati risultano essere olio d’oliva, vino, spumante eformaggi. La criminalità organizzata riesce infatti a ricavare dalla loro contraffazione margini di profitto piuttosto ampi, dal momento che i consumatori sono disposti a spendere un po’ di più per garantirsi formaggi tipici di alta qualità e vini pregiati. Le autorità mettono in guardia gli acquirenti dall’acquisto non verificato, soprattutto online, di formaggi e vini. Una delle truffe più frequenti, infatti, prevede l’utilizzo di kit per la preparazione rapida di formaggio e vino da polveri di caglio e mosto, addizionate con sostanze chimiche e spacciate per prodotti di qualità. Per quanto riguarda la ristorazione, il quadro delineato grazie agli 11.803 controlli dei NAS non è roseo. Nel 45% dei casi sono state rilevate delle violazioni.
Anna Zollo, coordinatrice del rapporto, ha sottolineato le falle nel sistema di controlli europei, citando il caso della carne equina, uno dei principali scandali alimentari del 2013. Nel corso della presentazione del report, è emerso che una delle principali minacce al settore agroalimentare viene dall’imposizione sul mercato di prodotti contraffatti. Piuttosto che sofisticare i prodotti, la criminalità ha infatti intravisto maggiori margini di guadagno nella messa in circolazione delle sue linee, contraddistinte dalle cosiddette etichette packaging.